Chi non ha sentito parlare del triangolo delle Bermuda? Una zona che da sempre affascina scienziati e non, un luogo dove aerei e navi spariscono, come inghiottiti nel nulla.
Per decenni le sparizioni di mezzi di trasporto con umani a bordo, sono state imputate ad anomalie nelle zone temporali, campi magnetici, rapimenti UFO, o fenomeni naturali.
Altri hanno ipotizzato che forse in fondo al mare potrebbero esserci macchine del tempo, generatori di campi elettromagnetici o strutture, aliene e non, che in qualche modo provocano fenomeni non ancora chiari agli scienziati.
Proprio uno scienziato, il dottor Ray Brown, in una investigazione nella zona delle isole di Bimini nel 1970, nell’area compresa dal Triangolo delle Bermude, mentre scandagliava il fondale marino in cerca di navi sommerse, si è imbattuto in qualcosa che ha sbalordito tutti: una struttura piramidale fatta completamente di materiale translucido, forse vetro o cristallo, di proporzioni ben maggiori della piramide di Cheope, di circa 200 metri per 100.
Anche se la notizia all’epoca fece il giro del mondo, finì poi nel dimenticatoio. Il motivo di questa "sparizione" di informazioni è probabilmente da imputare al fatto che questa scoperta era una verità scomoda.
Recentemente però una squadra di ricercatori francesi si è imbattuta di nuovo nella piramide. Usando la nuova tecnolologia disponibile ai giorni nostri, i ricercatori hanno potuto scattare delle foto che hanno dell'incredibile. Secondo il dottor Verlag Meyer, queste piramidi hanno due buchi di dimensioni ragguardevoli, e il movimento dell'acqua che passa all'interno di questi buchi genera vortici che a loro volta creano onde gigantesche, in grado di sommergere una nave in pochi secondi.
La sfera di cristallo prelevata da Ray Brown all’interno della piramide |
Scienziati di tutto il mondo si stanno chiedendo se questo effetto Vortex possa essere la causa di sparizioni di nave e aeroplani.
Va da sé il fatto che non si tratti di una scoperta nuova, avendo già il dottor Brown scoperto questa piramide nel 1970. Già all’epoca della scoperta Ray Brown diede una descrizione dettagliata della struttura e portò perfino alla luce un artefatto, una sfera presumibilmente dello stesso materiale della piramide. Secondo la descrizione dettagliata fornita dal dottor Brown, la struttura, di forma piramidale, parzialmente sommersa nel fondale marino, sarebbe fatta di blocchi di vetro o cristallo, uniti fra di loro, con le giunture fra un blocco e l'altro quasi impercettibili.
Avendo trovato un'entrata, Ray Brown si introdusse nella piramide e si imbatté in una gemma di colore rosso, incastonata in una sbarra metallica posizionata nel centro del complesso e fissata al soffitto della struttura.
Il dottor Brown provò a rimuovere la gemma, senza riuscirci. Perlustrando maggiormente si imbatté in una scultura, formata da due mani giunte, che sorreggevano una sfera, apparentemente dello stesso materiale della piramide. La sfera, di circa 8-10 cm di diametro, fu prelevata senza difficoltà.
Sarebbe ovvio pensare che una scoperta così avesse attirato l'attenzione di scienziati e archeologi... invece no.
Una ragione potrebbe essere che sia molto più facile ignorare una scoperta del genere, piuttosto che accettare che in fin dei conti la Scienza non sa poi tanto di questo pianeta.
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