Ormai se ne parla comunemente anche sui giornali finanziari che sino a ora, o almeno in tutti gli anni in cui a scriverlo erano solo quelli di controinformazione, non erano poi tanto propensi a rivelare i veri rischi delle "politiche eterodosse" utilizzate dalle Banche Centrali. Questa è la volta, addirittura, del Sole 24 Ore, che usa proprio questi termini riprendendo alcune analisi del Fondo Monetario Internazionale:
Il Fondo mette in evidenza che le politiche eterodosse adottate finora dalle banche centrali hanno contribuito alla stabilità finanziaria nel breve termine, soprattutto perché hanno rimesso in sesto i conti di tante banche traballanti, ma ricorda anche che c'è il rovescio della medaglia: le banche centrali hanno accettato di assumersi rischi finanziari nuovi per quantità e qualità e non sappiamo, perché siamo entrati in un territorio inesplorato nella storia della finanza, quali saranno le conseguenze, anche politiche nel lungo termine. Le banche, inoltre, potrebbero essere indotte a rinviare al futuro azioni di ristrutturazione e di risanamento assolutamente indispensabili. E via elencando fra uno scongiuro e l'altro.
Val bene sottolineare che a fronte di questa "candida dichiarazione" del giornale di Confindustria, tutti gli altri a larga diffusione nel nostro Paese continuano a ignorare sistematicamente la cosa. È come se - "come se"? - ormai gli altri giornali di massa siano diventati dei tabloid di puro intrattenimento mentre se non altro, nel giornale finanziario, giocoforza qualche scampolo di verità trapela, qui o là.
Insomma il punto è che risulta ormai evidente come, a fronte di una situazione dei mercati e dei titoli di Stato in apparente calma piatta, tutto sia dovuto alle monumentali liquidità in circolazione. Frutto, quest'ultimo, proprio delle operazioni a vario titolo di Quantitative Easing o similari. Da Occidente a Oriente, senza soluzione di continuità.
La domanda generale che si pone l'Fmi è la seguente: "Le politiche realizzate dalle banche centrali dopo la crisi generano rischi per la stabilità finanziaria?". Sembra uno scherzo e invece non lo è: sino a ora, tutte le politiche operate dalle Banche Centrali, unitamente alle consociate Banche private di investimento e credito, altro non hanno fatto che generare instabilità. Sino alla crisi attuale. E altro non stanno facendo che continuare sulla medesima strada. O non penserà mica, l'Fmi, che questa abnorme liquidità con la quale si sta irrorando un sistema ormai a secco possa non avere conseguenze, no?
Anche le azioni delle aziende stanno subendo una sorte inesplorata: grandi compagnie, ad esempio la Apple, solo per citarne una, stanno ricomperando le proprie azioni riducendo il flottante, proprio perché le quotazioni sono in caduta ovunque. C'è enorme massa di denaro ma non ci sono, in pratica, prodotti nei quali investirlo con una certa sicurezza e soprattutto garantendo gli interessi enormi generati sino a qualche anno addietro. Che è la vera mission da quando l'economia è diventata turbo-finanza: soldi facili e in modo rapidissimo. Bolla dopo bolla, da scaricare sugli altri. Illusione dopo illusione.
Ora, questa liquidità da qualche parte dovrà andare, ed è da tempo che segnaliamo come una possibile via di sbocco, per i fondi sovrani e per le grandi società di investimento, è proprio quella verso la quale gli Stati in crisi sono spinti ad andare: la svendita del patrimonio pubblico.
Sintesi: crisi generata dalla speculazione di Banche & affini, Banche Centrali che sostengono le Banche private stesse aumentando la liquidità e spingendo i Paesi e i popoli sempre più in crisi, e infine tale liquidità che verrà usata per comperare veri e propri pezzi degli Stati. Un progetto preciso che si sta avverando con violenza disumana.
Ma qui non siamo in tema di bolle, quanto in quello della predazione. Tornando ai "rischi", invece, è evidente come, in una situazione in cui neanche i Titoli di Stato rendono come "i mercati" vorrebbero che fosse, il meccanismo che si è messo in moto, a livello di speculazione, è una corsa sfrenata verso prodotti con rendimenti molto più alti. E ovviamente più rischiosi. Grossomodo ciò che avvenne prima dello shock del 2007. Appunto.
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