Una delle domande che viene rivolta più frequentemente a chi non crede alla versione ufficiale dell’11 settembre è: se davvero gli attacchi aerei erano fittizi, se le torri sono crollate per demolizione controllata e non per l’impatto con i velivoli, allora che fine hanno fatto gli aerei di linea e i loro passeggeri?
Riguardo agli aerei che sarebbero stati coinvolti negli attentati, la risposta è nota da tempo: non hanno fatto nessuna fine. Erano voli NON in programma per l’11 settembre (vedi questo articolo), quel giorno NON sono mai partiti e i vari “pezzi” dei velivoli raccolti dopo i presunti impatti NON sono mai stati identificati dal NTSB, per ordine dello stesso FBI (vedi questo articolo). Qualunque cosa abbia colpito le torri e il Pentagono non era un aereo di linea. Poteva trattarsi di aerei militari teleguidati camuffati da aerei civili. Potrebbe essersi trattato di una ricostruzione digitale creata appositamente per la TV (in fondo tutto ciò che abbiamo visto dell’11/9 lo abbiamo visto in TV, che non è esattamente una fonte attendibile d’informazione). Una cosa è certa: se davvero esistevano degli aerei, essi non erano i voli passeggeri di cui ci è stato raccontato.
Sappiamo anche che gli stessi “terroristi” non sono mai esistiti. Alcuni di loro erano comuni cittadini di paesi arabi, tuttora vivi e vegeti; altri erano semplici identità fittizie, inventate di sana pianta e tratte dal database dei veri ideatori degli attentati, cioè i servizi segreti israeliani e americani (in fondo “Al-Qaeda” in arabo significa appunto “il database”); altri ancora, come Mohammed Atta, erano cittadini arabi con domicilio negli USA, fatti sparire dopo averne “rubato” le identità (vedi questo articolo).
Ma che fine hanno fatto le vittime degli aerei di linea?
Dando un’occhiata ai vari “memoriali” dedicati su internet ai morti dell’11 settembre ci si può fare un’idea abbastanza precisa: anche in questo caso, la maggior parte di queste vittime è inesistente. Si tratta, ancora una volta, di persone inventate, a cui è stata fornita un’identità somatica fittizia attraverso il procedimento di elaborazione digitale noto come “morphing” (vedi il video qui sopra). Se volete divertirvi da soli ad elaborare facce di persone inesistenti a cui attribuire identità a piacere, qui trovate un programmino di uso comune adatto all’uopo.Se per le torri sappiamo con certezza che vi è stato un certo numero di morti (i cosiddetti WTC jumpers, cioè le persone che si vedono saltare dai grattacieli fumanti dopo l’”impatto”, oltre a quelle rimaste intrappolate e su cui esistono diverse testimonianze), sulle vittime degli aerei di linea le informazioni sono controverse e contradittorie.
Il sito americano Septemberclues ha svolto un ottimo lavoro, mettendo a confronto le immagini delle presunte “vittime” raccolte qua e là su vari siti internet dedicati all’11 settembre. Fornisco qui sotto una traduzione dell’articolo di Septemberclues relativo a questo nuovo sconcertante aspetto della più grande truffa mai perpetrata dai mezzi d’informazione del potere a danno dell’umanità intera.
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da Septemberclues
Traduzione di Gianluca Freda
Traduzione di Gianluca Freda
Il morphing dei volti
Nel 2001 il grande pubblico non aveva certo molta familiarità con le tecnologie di morphing dei volti umani. Oggi esistono software scaricabili gratuitamente che permettono di trasformare con facilità un volto in un altro, senza che siano necessarie particolari capacità tecniche. Le vittime dell’11 settembre, con ogni probabilità, furono create e moltiplicate utilizzando proprio questa tecnologia. In effetti, sembra che essa sia stata utilizzata in maniera piuttosto goffa e rudimentale, apportando in certi casi soltanto piccole modifiche ad un’immagine di base per generare – abracadabra – un’altra immagine della stessa o di un’altra vittima. Iniziamo dal caso della signorina “Honor Elizabeth Wainio”.
Nel 2001 il grande pubblico non aveva certo molta familiarità con le tecnologie di morphing dei volti umani. Oggi esistono software scaricabili gratuitamente che permettono di trasformare con facilità un volto in un altro, senza che siano necessarie particolari capacità tecniche. Le vittime dell’11 settembre, con ogni probabilità, furono create e moltiplicate utilizzando proprio questa tecnologia. In effetti, sembra che essa sia stata utilizzata in maniera piuttosto goffa e rudimentale, apportando in certi casi soltanto piccole modifiche ad un’immagine di base per generare – abracadabra – un’altra immagine della stessa o di un’altra vittima. Iniziamo dal caso della signorina “Honor Elizabeth Wainio”.
“Honor Elizabeth Wainio”
“Elizabeth Wainio” (nota anche come “Honor Elizabeth Wainio”, a seconda del sito in cui incappate) possiede un numero cospicuo di memoriali internet a lei dedicati. Fate una ricerca con il suo nome e date un’occhiata da soli. Non di rado questi siti richiedono donazioni e organizzano eventi per la raccolta di fondi. Il problema è che Liz non è mai esistita. Figura nell’elenco del farsesco “Volo 93”, la stessa esistenza del quale è stata ormai demolita sotto ogni profilo immaginabile. “Liz” è anche uno dei passeggeri a cui viene attribuita una telefonata dal cellulare (diretta alla sua “matrigna”) eseguita pochi minuti prima di andare incontro alla propria “morte eroica”. Non dovrebbero esserci rimaste molte persone su questo pianeta in grado di credere ancora a questa idiozia. Ho scelto Liz per esemplificare in che modo è possibile creare un’identità dal nulla: in ogni caso, vi prego di dare un’occhiata ai molti memoriali dedicati alle vittime dell’11 settembre e di rendervi conto che le stesse tecniche di simulazione possono essere applicate praticamente a TUTTE le presunte vittime degli attentati. Pompieri compresi. A questo punto, tutti i dati emersi dalle ricerche puntano alla stessa incontrovertibile e inevitabile conclusione: l’11 settembre non è rimasto ucciso (quasi) nessuno.
“Elizabeth Wainio” (nota anche come “Honor Elizabeth Wainio”, a seconda del sito in cui incappate) possiede un numero cospicuo di memoriali internet a lei dedicati. Fate una ricerca con il suo nome e date un’occhiata da soli. Non di rado questi siti richiedono donazioni e organizzano eventi per la raccolta di fondi. Il problema è che Liz non è mai esistita. Figura nell’elenco del farsesco “Volo 93”, la stessa esistenza del quale è stata ormai demolita sotto ogni profilo immaginabile. “Liz” è anche uno dei passeggeri a cui viene attribuita una telefonata dal cellulare (diretta alla sua “matrigna”) eseguita pochi minuti prima di andare incontro alla propria “morte eroica”. Non dovrebbero esserci rimaste molte persone su questo pianeta in grado di credere ancora a questa idiozia. Ho scelto Liz per esemplificare in che modo è possibile creare un’identità dal nulla: in ogni caso, vi prego di dare un’occhiata ai molti memoriali dedicati alle vittime dell’11 settembre e di rendervi conto che le stesse tecniche di simulazione possono essere applicate praticamente a TUTTE le presunte vittime degli attentati. Pompieri compresi. A questo punto, tutti i dati emersi dalle ricerche puntano alla stessa incontrovertibile e inevitabile conclusione: l’11 settembre non è rimasto ucciso (quasi) nessuno.
Liz, la monoespressiva
Per essere una graziosa ragazza di 27 anni, Liz sembra essere stata stranamente evitata dai fotografi. Se rovistiamo su internet alla ricerca di qualche fotografia del suo bel visino sorridente, ne troveremo solo una manciata. La famiglia di Elizabeth sembra possedere solo una quantità molto limitata di immagini della ragazza e tutte con pose/atteggiamenti/espressioni assai simili…
“Liz facciafissa”Evidentemente la gamma espressiva di Elizabeth era, a dir poco, molto limitata, tipo Barbie. Sembra però che abbia cercato di supplire all’immutabilità della propria espressione con un cospicuo guardaroba estate-inverno-autunno…
L'ombra della bottiglia e quella del sedere
Prendete una ragazza con in mano una bottiglia. Fatela sedere all'ingresso di casa vostra in condizioni d'illuminazione simili a quelle che si vedono in questa foto. Scattatele una foto. Guardate poi se l'ombra della bottiglia e quella del suo bacino riescono ad assomigliare anche vagamente a quelle presenti in questa immagine. Buona fortuna!
Prendete una ragazza con in mano una bottiglia. Fatela sedere all'ingresso di casa vostra in condizioni d'illuminazione simili a quelle che si vedono in questa foto. Scattatele una foto. Guardate poi se l'ombra della bottiglia e quella del suo bacino riescono ad assomigliare anche vagamente a quelle presenti in questa immagine. Buona fortuna!
Ora sul serio: chiunque possieda un minimo di esperienza fotografica capirà facilmente che queste “foto” sono rudimentali imbrogli fabbricati con Photoshop. E’ lapalissiano che “Honor Elizabeth Wainio” non è altro che un’entità generata col computer. E non è che il primo esempio di una crescente schiera di persone elencate nei memoriali dell’11 settembre, le quali, man mano che la ricerca procede, tradiscono gli stessi identici segni di falsificazione. Non prendete le mie parole per oro colato: accertatevene da soli. Credo che a tempo debito risulterà evidente che forse tutte le “vittime” dell’11 settembre sono in realtà vittime simulate: gli infiniti e fraudolenti memoriali online, che raccolgono fondi “in ricordo” di entità inesistenti, dovrebbero essere oggetto di indagine e denunciati – uno per uno – per la truffa che rappresentano.
La creazione digitale delle vittime dell’11/9 aveva, come si è detto, molteplici finalità. Ma l’aspetto più rivoltante è sicuramente lo sfruttamento di queste identità fasulle per raccogliere offerte di denaro da parte di vecchiette generose e ingenue e di persone che, ancora oggi, sono felici di sostenere qualunque buffonata venga pubblicizzata con le facce di queste vittime immaginarie. Si tratta di una truffa tuttora in corso, qualcosa che nessun essere umano che possieda un briciolo di onestà dovrebbe mai sostenere.
I “flip”
Confrontando tra loro le foto che compaiono sui vari memoriali dell’11/9, ci si imbatte spesso in 2 diverse fotografie di una stessa persona. Ma ad un’analisi accurata, queste differenze si rivelano davvero molto sottili. Vorrebbero forse farci credere che le famiglie di queste “vittime” hanno rilasciato dei loro cari soltanto immagini che sembrano clonate? E in ogni caso, quante probabilità ci sono che una persona venga fotografata in due momenti diversi con pressappoco la stessa espressione, la stessa angolazione e la stessa illuminazione? Qui di seguito ci sono 43 coppie di fotografie. Questi 86 ritratti devono soltanto essere guardati. Non è necessario nessun commento.
Confrontando tra loro le foto che compaiono sui vari memoriali dell’11/9, ci si imbatte spesso in 2 diverse fotografie di una stessa persona. Ma ad un’analisi accurata, queste differenze si rivelano davvero molto sottili. Vorrebbero forse farci credere che le famiglie di queste “vittime” hanno rilasciato dei loro cari soltanto immagini che sembrano clonate? E in ogni caso, quante probabilità ci sono che una persona venga fotografata in due momenti diversi con pressappoco la stessa espressione, la stessa angolazione e la stessa illuminazione? Qui di seguito ci sono 43 coppie di fotografie. Questi 86 ritratti devono soltanto essere guardati. Non è necessario nessun commento.
Se avete guardato queste coppie di foto con degli amici o con la famiglia, chiedete a tutti di controllare sul loro album di fotografie e di vedere se riescono per caso a trovare due foto che li ritraggano in momenti diversi della loro vita con espressioni, angolazioni e pose così simili come nelle foto qui sopra. Buona fortuna!
I “flop”
Il confronto fra alcune foto dei memoriali dell’11 settembre porta a risultati piuttosto assurdi: dovremmo credere che i pompieri ritratti in queste coppie di fotografie siano la stessa persona? Peter Carroll e Andrew Brunn si sono forse sottoposti a drastiche operazioni di plastica facciale nel corso delle loro vite?
Il confronto fra alcune foto dei memoriali dell’11 settembre porta a risultati piuttosto assurdi: dovremmo credere che i pompieri ritratti in queste coppie di fotografie siano la stessa persona? Peter Carroll e Andrew Brunn si sono forse sottoposti a drastiche operazioni di plastica facciale nel corso delle loro vite?
Il “flop” degli Allen
Il caso degli Allen, poi, è un casino terribile. Su un memoriale si parla di un certo Richard L. Allen, su un altro di Richard D. Allen. Ovviamente si tratta della stessa persona (con lo stesso codice a barre sulla guancia). Le due foto sono state visibilmente generate dalla stessa “matrice”. Ma c’è di peggio: sul sito memoriale Voices of September, “Richard L. Allen” è un signore di colore! Ora, qualcuno dirà che si tratta di un “errore in buona fede” commesso dai curatori del sito. Ma riflettete su questo: è realisticamente immaginabile che – dopo più di 8 anni – nessuna delle famiglie o degli amici di queste presunte vittime abbiano chiesto la dovuta rettifica?
Il caso degli Allen, poi, è un casino terribile. Su un memoriale si parla di un certo Richard L. Allen, su un altro di Richard D. Allen. Ovviamente si tratta della stessa persona (con lo stesso codice a barre sulla guancia). Le due foto sono state visibilmente generate dalla stessa “matrice”. Ma c’è di peggio: sul sito memoriale Voices of September, “Richard L. Allen” è un signore di colore! Ora, qualcuno dirà che si tratta di un “errore in buona fede” commesso dai curatori del sito. Ma riflettete su questo: è realisticamente immaginabile che – dopo più di 8 anni – nessuna delle famiglie o degli amici di queste presunte vittime abbiano chiesto la dovuta rettifica?
Il “flop” dei Collins
Poi c’è il caso dei Collins. Quante probabilità ci sono che tre individui, tutti con cognome Collins, sembrino fratelli gemelli o cloni? In tutta onestà, potrebbero anche aspirare al ruolo di protagonisti nel prossimo film di James Bond o di Superman…
Poi c’è il caso dei Collins. Quante probabilità ci sono che tre individui, tutti con cognome Collins, sembrino fratelli gemelli o cloni? In tutta onestà, potrebbero anche aspirare al ruolo di protagonisti nel prossimo film di James Bond o di Superman…
I pompieri: fratelli, cugini o morphing?
L’11 settembre è stata registrata la morte di oltre 300 pompieri di New York (la città ha un corpo di pompieri che conta circa 11.600 persone). Se si dà un’occhiata ai caduti, la prima impressione è che molti di loro sembrino fratelli gemelli, oppure presentino incredibili somiglianze l’uno con l’altro. Facciamo un confronto tra alcuni di questi pompieri, tutti presentati sempre con fotografie in bianco e nero. Nelle intenzioni dovrebbe trattarsi di foto identificative ufficiali scattate dal Corpo dei Pompieri di New York. Evidentemente nessuna delle famiglie ha mai pensato di fornire al memoriale della CNN delle foto a colori decenti dei loro cari…
L’11 settembre è stata registrata la morte di oltre 300 pompieri di New York (la città ha un corpo di pompieri che conta circa 11.600 persone). Se si dà un’occhiata ai caduti, la prima impressione è che molti di loro sembrino fratelli gemelli, oppure presentino incredibili somiglianze l’uno con l’altro. Facciamo un confronto tra alcuni di questi pompieri, tutti presentati sempre con fotografie in bianco e nero. Nelle intenzioni dovrebbe trattarsi di foto identificative ufficiali scattate dal Corpo dei Pompieri di New York. Evidentemente nessuna delle famiglie ha mai pensato di fornire al memoriale della CNN delle foto a colori decenti dei loro cari…
4 agenti del Dipartimento di Polizia di New York
Ora ecco le foto a colori di 4 ufficiali di Polizia del NYPD. Evidentemente il NYPD scatta tutte le foto dei tesserini su uno sfondo blu e richiede che tutte le reclute abbiano sempre la stessa espressione. Sul serio: non è verosimile che queste 4 facce siano state ottenute attraverso un processo di morphing avente per base un’unica matrice?
Ora ecco le foto a colori di 4 ufficiali di Polizia del NYPD. Evidentemente il NYPD scatta tutte le foto dei tesserini su uno sfondo blu e richiede che tutte le reclute abbiano sempre la stessa espressione. Sul serio: non è verosimile che queste 4 facce siano state ottenute attraverso un processo di morphing avente per base un’unica matrice?
I fratelli Colaio
Poi c’è la straordinaria storia dei fratelli Colaio. Entrambi con il titolo di senior managing directoralla Canton Fitzgerald (che secondo la versione ufficiale avrebbe perso più di 650 impiegati nelle Twin Towers). Mark e Stephen Colaio condividono tristemente lo stesso e unico tributo personale da parte della loro comune amica “Desiree”. A quanto pare nessun altro si è preoccupato di commentare la loro drammatica fine, in più di 8 anni. Anche su Legacy.com i due fratelli condividono lo stesso tributo ufficiale, che così recita:
Poi c’è la straordinaria storia dei fratelli Colaio. Entrambi con il titolo di senior managing directoralla Canton Fitzgerald (che secondo la versione ufficiale avrebbe perso più di 650 impiegati nelle Twin Towers). Mark e Stephen Colaio condividono tristemente lo stesso e unico tributo personale da parte della loro comune amica “Desiree”. A quanto pare nessun altro si è preoccupato di commentare la loro drammatica fine, in più di 8 anni. Anche su Legacy.com i due fratelli condividono lo stesso tributo ufficiale, che così recita:
“Esistono innumerevoli modi di esprimere la personalità di Mark e Stephen Colaio, ma le loro T-shirt possono farlo in sole tre parole. I fratelli erano soliti mettere la stessa maglietta, che indossavano ogni volta che potevano. Sul davanti era scritta la frase “La Vita è Bella”. Mark Colaio era senior managing director ed era a capo dell’ufficio della Canton Fitzgerald; aveva assunto suo fratello per farlo lavorale come broker nello stesso ufficio”.
Morphing in sequenza alfabetica
Frugando tra i memoriali dell’11/9 in ordine alfabetico, ci si imbatte in una sequenza di “vittime” che presentano caratteristiche facciali straordinariamente simili. E’ difficile liquidare il tutto come un caso fortuito o una coincidenza. Non c’è spazio qui per illustrare tutti gli esempi, perciò mi sono limitato a scegliere due gruppi di persone, tutte elencate sotto la lettera “P”.
Frugando tra i memoriali dell’11/9 in ordine alfabetico, ci si imbatte in una sequenza di “vittime” che presentano caratteristiche facciali straordinariamente simili. E’ difficile liquidare il tutto come un caso fortuito o una coincidenza. Non c’è spazio qui per illustrare tutti gli esempi, perciò mi sono limitato a scegliere due gruppi di persone, tutte elencate sotto la lettera “P”.
Le foto memoriali di ridicola bruttezza
Ora, cari lettori, provate a immaginarvi in questa situazione: si verifica un terribile disastro e uno dei membri della vostra famiglia compare nell’elenco delle vittime. I media e le autorità si rivolgono a voi per avere qualche foto o filmato del defunto. Domanda: credete che la vostra famiglia penserebbe mai di fornire delle foto rovinate, sbiadite, digitalmente alterate, sfocate o semplicemente orribili da esporre agli occhi del mondo? Cari lettori, permettete che sia io a rispondere per voi: No. In nessun caso. E consentitemi di aggiungere che se una foto di particolare bruttezza di un mio congiunto deceduto emergesse, per qualsiasi motivo, non dico su un sito memoriale ufficiale, ma su un qualunque sito web, richiederei la sua immediata rimozione nel più breve tempo possibile!
Quindi, che diavolo sarà preso alle famiglie di queste “vittime” dell’11/9? Abbiamo letteralmente centinaia di foto orrende su ogni tipo di memoriale. Com’è possibile che si sia deciso di pubblicare foto così scadenti? Ne presento qui sotto un piccolo compendio. Per vedere le centinaia di foto altrettanto abominevoli, cliccate sul link Collezione di foto ridicolmente brutte.
Ci viene chiesto di credere che più di 2500 persone siano rimaste intrappolate nei pochi piani al di sopra degli impatti intorno alle 9.00 di mattina. Non potevano essere turisti, perché la terrazza panoramica del WTC2 apriva soltanto alle 9.30. E comunque ogni accesso al WTC era stato vietato quella mattina.
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