Debito

venerdì 10 maggio 2013

Uno nuovo studio del FMI conferma: l’austerità fa crescere il debito pubblico

Ma dai?
IMF Greece Financial Crisis

Non è bastato il mea culpa del capo economista del FMI Olivier Blanchardche, prima del World Economic Outlook 2012 e poi con un apposito working paper aveva spiegato che l’austerità è controproducente perché deprime l’economia.
Ora un nuovo studio pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale e intitolato “La sfida della riduzione del debito durante il consolidamento fiscale”punta il dito sulla crescita del debito pubblico nei paesi che tentano di “stringere la cinghia”.
Secondo gli autori, Luc Eyraud e Anke Weber, infatti, in presenza dei moltiplicatori fiscali maggiori di 1 trovati da Blanchard, l’austerità provoca l’aumento del rapporto debito/PIL, poiché riduce il denominatore più di quanto riesca a ridurre il numeratore. Un risultato non sorprendente di per sé, se non fosse che il modello che i due economisti hanno testato porta anche ad un’ulteriore conclusione: l’austerità produce risultati peggiori sul rapporto debito/PIL proprio quando tale rapporto è già elevato (come in Italia), rendendo controproducente il consolidamento fiscale nei paesi che ne avrebbero in teoria più urgenza.
screenshot1
Ma non solo: i due autori mettono in guardia rispetto alla reazione dei mercati finanziari, i quali, vedendo crescere il debito pubblico, chiedono tassi di interesse più elevati, peggiorando ulteriormente la situazione. Inoltre i governi, constatando l’inefficacia delle loro scelte, sono facilmente indotti a richiedere di anno in anno nuovi “sacrifici”, rendendo tutto ancor più complicato.
La cosa migliore, suggerisce lo studio pubblicato dal FMI, è rimandare il consolidamento fiscale dopo che l’economia sia tornata a crescere. Come sostenne John Maynard Keynes, insomma, “il momento giusto per l’austerità è il boom, non la recessione“.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...