Debito

mercoledì 20 marzo 2013

LIRA-EURO: PRIMA CAUSA CONTRO LA REPUBBLICA ITALIANA


Venerdì scorso, 15 marzo 2013, si è tenuta la prima udienza di una causa civile ordinaria indetta da trentatré cittadini italiani – soci di Federcontribuenti – contro la Repubblica Italiana.



L'avvocato Mario Umberto Morini e l'avvocato Fortunato Forcellino, nell'atto introduttivo da loro redatto hanno ritenuto incostituzionale una disposizione del c.d. "Decreto Salva Italia" che ha impedito di fatto a tutti i portatori di lire la conversione in euro dei loro capitali.

I legali hanno preliminarmente redatto una diffida stragiudiziale notificata allo stato italiano e in seguito un atto di citazione con l'intento di ottenere – previa sospensione del giudizio in corso – la trasmissione alla Corte Costituzionale del fascicolo di causa per il giudizio di costituzionalità dell'art. 26 del "Decreto Salva Italia".

Infatti, il termine ultimo per la conversione del vecchio conio era fissato per il 28 febbraio 2012, ma, dopo l'intervento del governo dei tecnici di Mario Monti, le cose hanno preso tutta un'altra piega: il termine ultimo è divenuto in forza del decreto "Salva Italia" – pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 dicembre 2011 - il 7 dicembre 2011 (ossia il giorno seguente a quello della pubblicazione) e, in tal modo, moltissimi italiani che avevano fatto affidamento sulla data del 28 febbraio 2012, han detto addio al termine ultimo di conversione stabilita già da più di quindici anni.

Sul sito della Banca d'Italia ancora si legge: «Secondo quanto disposto dall'art. 26 del D.L. 201/2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 284 del 6 dicembre 2011, in deroga alle disposizioni di cui all'articolo 3, commi 1 ed 1 bis, della legge 7 aprile 1997, n. 96, e all'articolo 52-ter, commi 1 ed 1 bis, del decreto legislativo 24 giugno 1998, n. 213, le banconote, i biglietti e le monete in lire ancora in circolazione si prescrivono a favore dell'Erario con decorrenza immediata. Pertanto dal 7 dicembre 2011 dette banconote e monete non possono più essere cambiate».

La disposizione "in deroga" ha leso inconfutabilmente il legittimo affidamento dei cittadini dimostrandosi in tutto e per tutto incostituzionale. E le prove non mancano e sono ora al vaglio della seconda sezione del Tribunale Civile di Roma.

Gli avvocati Morini e Forcellino hanno chiesto preliminarmente l'incostituzionalità della norma e nel merito il risarcimento del danno pari all'importo che sarebbe spettato ai cittadini se avessero potuto cambiare il vecchio conio in euro; questo danno ammonta a più di trecentomila euro.

L'auspicio, non meno importante, è quello di vedere poi abrogata la disposizione di legge, nel rispetto della Costituzione Italiana.

All'udienza del 15 marzo 2013, il giudice, come era prevedibile innanzi a una questione così delicata e complessa (non esistono precedenti in merito) si è "riservato" ogni decisione; You-ng.it seguirà questo procedimento civile e v'informerà sul suo proseguo, per il tramite degli avvocati Morini e Forcellino.

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