Debito

martedì 19 novembre 2013

Amianto negli elicotteri, la Difesa ancora non sa il livello di contaminazione dei mezzi e i media principali non ne parlano.

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Fra Ministero della Difesa e AgustaWestland è Apocalypse Now. Il carteggio sugli elicotteri all’amianto pubblicato dall’Huffington Post non solo non si è mai interrotto, ma dietro le quinte della politica e dei suoi annunci, il conflitto con la casa madre che per prima li aveva definiti “inquinati” è ormai esploso. Per documentarlo, l’HuffPosttorna a pubblicare in esclusiva l’ultima “puntata” di questo scontro all’arma bianca epistolare.
In una caustica lettera di appena un mese fa, inviata come sempre dal Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti (Direzione Armamenti Aeronautici) alla “Ditta” in questione, il Ministero – che per diciassette anni aveva ignorato le reiterate comunicazioni dell’Agusta in materia – lamenta il fatto di non essere allo stato attuale a conoscenza né della tipologia, né della concentrazione dell’amianto, né tanto meno dell’esatto livello di esposizione ad esso a bordo degli elicotteri delle sue Forze Armate. E attribuisce la responsabilità di queste lacune alla stessa AW (nel testo si parla de “l’impossibilità dichiarata da codesta Ditta di determinare la tipologia e la concentrazione di amianto nei suddetti materiali”).
L'articolo prosegue sotto il documento

Salta poi agli occhi una certa malcelata diffidenza da parte dell’ufficio tecnico ministeriale. In particolare, di fronte all’azienda che – stando a quanto riferito nella missiva – garantirebbe “esposizioni sporadiche e di deboli intensità”, il rappresentante ministeriale si mostra infatti piuttosto scettico, e ne chiede in pratica ulteriore verifica (“Laddove quanto sopra riportato non risulti confermato, si invita codesta Ditta ad emettere i provvedimenti del caso”). 

Altrettanto chiaramente, la Difesa manifesta all’AW la sua preoccupazione per quanto riguarda il “danno operativo” e i “costi sostenuti”. Preoccupazione comprensibile – visto che gli elicotteri servono per stare in volo, non chiusi negli hangar – ma nel caso specifico che cos’altro può significare se non un’esortazione (bizzarra, data la delicatezza della questione amianto) a “sbrigarsi”?
Infine, scorrendo i destinatari in copia conoscenza del carteggio, il problema degli eliveivoli “inquinati” esonda ormai ufficialmente oltre i confini delle Forze Armate. Per andare a investire Guardia di Finanza, Capitanerie di Porto, Corpo Forestale dello Stato, e non ultimo il Ministero dell’Interno: cioè Polizia Stradale, Polizia Ferroviaria, Polizia delle Comunicazioni e Reparti Speciali della Polizia di Stato (prospettiva che già aveva destato la preoccupazione dei loro sindacati).
Ora. Sono passati tre mesi da quando l’Huffington Post ha scoperchiato il vaso di Pandora degli elicotteri all’amianto. A parte la mancata assunzione della responsabilità politica di questo “cono d’ombra” di silenzio durato diciassette anni – e aldilà delle responsabilità giuridiche, che solo il Pm torinese Raffaele Guariniello potrà accertare – pareva almeno che al Ministero i contorni del problema fossero ormai noti e ben definiti.
Tanto che la “missione” sarebbe già ufficialmente compiuta. Il titolare del dicastero Mario Mauro si era perfino esposto in prima persona per apporvi un sigillo in ceralacca, annunciando a fine settembre (in risposta al deputato M5S Massimo Artini) che la bonifica era in corso. E appena mercoledì scorso il suo sottosegretario Gioacchino Alfano (in risposta al senatore M5S Lorenzo Battista) la dava praticamente per conclusa.
O meglio, quasi del tutto conclusa, in parte. Cioè limitandosi alle “pastiglie dei freni delle ruote del carrello di atterraggio (di gran lunga le più pericolose) e quelle del freno rotore (per le quali si sta operando sugli ultimi elicotteri)”: solo una parte, quindi, della componentistica in amianto elencata nel carteggio AgustaWestland-Difesa. Incidentalmente – lo conferma all’HuffPost un elicotterista – la più facile e soprattutto rapida da realizzare.
Il dubbio quindi è, anche alla luce di quanto rivelato da La Repubblica sui metodi adoperati: quale genere di operazione di bonifica (pur dichiaratamente parziale) è partita prima di settembre – e sarebbe già sul punto di concludersi dopo appena un paio di mesi – se agli inizi di ottobre il Dicastero ammetteva d’ignorare ancora tipologia, concentrazione e livello di esposizione all’amianto a bordo dei suoi stessi elicotteri?
Un dubbio condiviso da Luca Comellini, segretario del Partito per la Tutela dei Diritti dei Militari, che a Guariniello chiede il sequestro cautelativo “onde evitare che altre iniziative possano compromettere ulteriormente lo stato degli elicotteri, o causare danni ai mezzi e alla salute del personale militare”. E in più contesta – riferendosi a quest’ultima puntata del carteggio in cui il ministero continua a bussare all’azienda – “uno scarico di responsabilità dei vertici politici e militari sull’AgustaWestland, che per legge non era tenuta a fare altro che segnalare la presenza di amianto. Il resto spetta alla Difesa”.
Obiezione del resto verificabile: le leggi in materia (Dlgs 257/06, Art. 59-nonies - Controllo dell’esposizione) è al datore di lavoro che impongono le varie misurazioni per quanto riguarda i materiali contenenti amianto. E il datore di lavoro dei militari è il ministero, non l’AgustaWestland. D’accordo il cinque stelle Artini: “Il ministero deve fare le proprie analisi, non può demandarle all’Agusta. Così è solo uno scaricabarile”.
Sono passati tre mesi dalla prima richiesta d'intervista dell'HuffPost a Mario Mauro su questo argomento. Intervista che finora il ministro ha sempre cortesemente rifiutato, probabilmente nella convinzione di aver già detto, chiarito e spiegato in Parlamento tutto ciò che c'era da sapere sulla questione elicotteri all'amianto. Evidentemente, non è così.

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